martedì 21 luglio 2009

Zenga: «Con me il Palermo pensa in grande, odio la mediocrità»



Walter Zenga, lei si è presenta­to parlando di scudetto a Pa­lermo: l'avrebbe fatto senza un anno di Mourinho? «Mou resta il numero 1. Ognu­no ha la sua originalità. Io ho la mia storia e non ho paura di dire che voglio il massimo. Un anno di transizione? Lo dice un perdente. Io ci metto la fac­cia».

Non l'ha scimmiottato, allora forse siete molto simili, lui è il numero 1, lei il numero 2... «Al primo anno alla Steaua Bu­carest e alla Stella Rossa ho vinto campionato e Coppa. Lui in Italia ha conquistato su­bito lo scudetto. Ho la mia sto­ria costruita in posti complica­ti, ne sono orgoglioso».

L'avranno chiamata molti tifo­si dell'Inter per dirle: «Ma che cosa ti sei messo in testa, vuoi farci concorrenza?» «Altri hanno risposto: 'Allora lo scudetto possiamo vincerlo anche noi'. In quel momento ho fatto bingo. Io ho una men­talità, altri si chiudono in un angolo. Voglio condividere il sogno dei tifosi palermitani di lanciare la squadra nell'elite del calcio. Le idee fanno la dif­ferenza. Di allenatori bravi ce ne sono tanti. Penso a quelli che non allenano: Ranieri, Mancini... Vi sembra norma­le?» .

Che ne pensa dei tecnici che fanno vanto della loro normali­tà? Il tecnico del Cagliari Alle­gri, anti-Mourinho in pectore, ha dichiarato che proprio nel ruolo di alter ego del portoghe­se vedrebbe lei e il tecnico del­la Juve Ferrara. «Max è un amico. Ognuno guarda al traguardo della pro­pria squadra, la realtà in cui si lavora può far cambiare obiet­tivi».

Miccoli sull'obiettivo scudetto ci ha riso su: «Con Padre Pio in porta e Gesù Cristo all'attac­co...». «Mi ha divertito. Come quan­do Kjaer ha detto che partia­mo tutti da 0 punti. So benissi­mo che squadre come Juve, In­ter, Milan hanno l'abitudine a pensare in grande, è proprio quello che voglio trasferire a Palermo».

Lei ha detto che la sua prossi­ma squadra sarà il Palmeiras: non ci ha creduto nessuno, pri­mo tra tutti il presidente neraz­zurro Moratti... «Facile tifare Real Madrid o Barcellona, meno Valencia o Siviglia. Io ho il Palmeiras. So che potrebbe andarci Zacche­roni, faccio il tifo per lui. L'In­ter? Mourinho non può offen­dersi se dico che per chiudere il mio cerchio dovrò allenarla un giorno...».

Palermo sfacciatamente ambi­zioso: qual è il modello di riferi­mento? «Il denominatore comune di Wolfsburg, Unire Urziceni, Bordeaux o Shakhtar Donetsk - colgo l'occasione per salutare Lucescu, appena operato al cuore - è non aver mai smesso un secondo di pensare di arri­vare in alto pur non essendo favorite. Hanno trionfato».

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